venerdì 25 luglio 2008

Il trionfo della perseveranza


" Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, sarà lui a liberarti". (Daniele 6:16)



Per diciotto lunghi anni, Antonio Zambrano, di Bogotà, Colombia, lottò contro la burocrazia per ottenere una semplice licenza per installare, nella capitale colombiana, un piccolo commercio di "involtini di mais", una saporita specialità locale.
Presentò richieste, documenti, certificati, carte bollate; visitò uffici, bussò a porte, pregò, supplicò; insomma, fece tutto quello che poteva col poco denaro a sua disposizione, e finalmente, dopo diciotto anni, ottenne quello che voleva.
Il commento dei giornalsti fu:
"Il trionfo della perseveranza".
Il caso di questo semplice uomo di campagna, che lottò per ben diciotto anni, non permettendosi il lusso dell'assopimento, che non accettò passivamente i vari rifiuti, non accettando mai la sconfitta, ma che lottò continuamente, senza tregua, fino a raggiungere la meta che si era prefissa, indica che la perseveranza è una virtù che alla fine premia.
Caro amico, se manteniamo una relazione viva e continua col nostro Dio e Creatore, se camminiamo in Lui nell'integrità e lo serviamo con perseveranza, stiamo certi che, alla fine, nel vedere il frutto della nostra perseveranza, ci renderemo conto che il nostro tempo non è stato sprecato.
Il nostro premio sarà vedere Cristo Gesù il Signore faccia a faccia.

mercoledì 23 luglio 2008

La speranza


"Non siate dunque in ansia per il domani, perchè il domani si preoccuperà di se stesso.
Basta a ciascun giorno il suo affanno". (Matteo 6:34)



La speranza non è fingere che i problemi non esistono, ma è sapere che questi non sono eterni, che le ferite guariranno e le difficoltà si supereranno.
Avere fede, è una fonte di forza dentro di noi che ci porterà dall'oscurità alla luce.
Quando l'amore della tua vita non ti ama, quando la chiamata che aspettavi non arriva mai, quando non ottieni il lavoro che desideri, quando non ricevi l'invito che speravi, non devi pensare che non te lo meriti o che non sei importante, devi credere invece che meriti qualcosa di meglio.
Ogni volta che sei deluso per non aver ricevuto quello che desideravi o speravi, non considerarla una sfortuna, pensa semplicemente che è una meravigliosa opportunità di avere qualcosa di molto meglio rispetto a quello che ti aspettavi.
La vita è fatta di milioni di momenti vissute in mille maniere differenti.
Alcuni di noi cercano amore, pace, armonia; altri sopravvivono giorno per giorno.
Quindi, sia che viviamo in un castello con quaranta stanze, circondati di ricchezza e servitù, o che lottiamo di mese in mese per pagare l'affitto, abbiamo il potere di essere completamente soddisfatti e vivere una vita con vero significato, godendoci ogni momento e regalandoci ogni sogno.
Se non viviamo con l'ansia per il domani e crediamo che ogni giorno è una nuova opportunità per poter ricominciare di nuovo e realizzare tutti i nostri sogni, allora davvero vivremo pienamente.

martedì 15 luglio 2008

Donna stanca di bussare...


"Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto". (Matteo 7:7)



Eloisa Leon Zolle, di Cajamarca, Perù, sapendo che il marito era in casa, bussò varie volte con insistenza, ma il marito non le aprì.
Dopo l'ultimo tentativo, Eloisa non ce la fece più, quindi spruzzò l'abitazione con benzina e vi diede fuoco.
L'esplosione fu spaventosa, oltre a consumare la casa, le fiamme produssero gravi scottature all'uomo.
Eloisa fu arrestata e condannata per tentato omicidio.
Aprendo i giornali di Lima si leggeva l'articolo:
'Donna stanca di bussare dà fuoco al marito'.
Certo l'azione di questa donna è assolutamente da condannare.
Tuttavia, bussare e non ricevere risposta, cercare e non trovare niente, piangere senza far commuovere nessuno, chiedere qualcosa di cui si ha bisogno e ricevere solo indifferenza, sono tutte intense frustrazioni che possono colpire l'anima.
Inviare una lettera e non ricevere risposta, supplicare e ricevere solo sdegno, elevare una petizione con disperazione come quella di una madre anziana ai propri figli, o essere abbandonati dal proprio coniuge e vivere nella solitudine , nell'abbandono e nella tristezza, è quasi come morire.
Caro amico, sappi che c'è qualcuno che ti ama più di quanto tu possa immaginare.
Qualcuno che quando gli altri non rispondono alla nostra richiesta d'aiuto, è pronto a intervenire.
Questo qualcuno si chiama Cristo Gesù, Lui è sempre attento al nostro grido.
Avvicinati a Lui, chiedigli ciò di cui hai bisogno e, se è nella sua volontà, la riceverai!

martedì 1 luglio 2008

Chi accumula ricchezze per sè


"Gesù disse loro: "Fate attenzione e guardatevi dall'avarizia, perchè la vita di uno non consiste nell'abbondanza delle cose che possiede". (Luca 12:15)



'Un contadino di nome Pakhom era molto avaro e desiderava possedere grandi terreni.
Finalmente arrivò il giorno in cui riuscì a comprare il primo lotto di terreno, ma non gli bastò.
Cosicchè, con un pò di astuzia, col passare del tempo, coprò e vendette con inganno, estendendo le sue proprietà al punto di averne quanto bastava per mantenersi bene per il resto della vita.
Tuttavia, non ancora soddisfatto, continuò a cercare di più.
Un giorno qualcuno gli disse che in un paese lontano c'erano grandi estensioni di terreno che si potevano ottenere a buon prezzo.
L'uomo allora si recò in quel posto dove gli dissero che per mille rubli, poteva comprare tutto il terreno che riusciva a percorrere in un solo giorno, a condizione che se non ritornava in tempo al punto di partenza, perdeva tutto.
Pakhom stentò a credere a quello che gli era stato detto, quindi accettò.
La mattina dopo uscì di buon'ora e si mise a correre senza fermarsi.
A mezzogiorno si fermò appena per prendere un pò d'acqua e mangiare un boccone di pane, poi riprese a correre.
A un certo punto sapeva di dover ritornare, ma siccome voleva abbracciare un pò più di terreno, proseguì.
Finalmente decise di intraprendere la via del ritorno, e poichè si rese conto che sarebbe arrivato molto tardi, avanzò il passo più che potè.
Il contadino riuscì ad arrivare in tempo al punto di partenza ma, per la spossatezza fisica, cadde a terra morto'.
La morale di questa favola di Tolstoj, è la stessa di una parabola che Gesù raccontò per illustrare le conseguenze dell'avarizia.
Gesù disse:
"Così succede a chi accumula ricchezze per sè, e non è ricco davanti a Dio".

domenica 29 giugno 2008

Lettere da inviare


"Siate benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo". (Efesini 4:32)



Era una lettera semplice e sincera, una lettera d'amore.
Non appena sarebbe arrivata a destinazione avrebbe reso felici due persone:
Alcyra, che l'aveva scritta, e Benjamìn, la persona a cui era destinata.
Purtroppo, Idaìr, la sorella di Alcyra, dimenticò di spedirla.
Quarant'anni dopo la lettera fu trovata in un cassetto, ma ormai Alcyra e Benjamìn erano già anziani.
Se la lettera fosse arrivata in tempo, si sarebbero sposati; ma poichè non arrivò, i due vissero amareggiati e delusi pensando che il loro amore era finito.
Una lettera che non arriva, una parola che non si pronuncia, un messaggio che non si dà, può causare a volte gravi confusioni, provocare una tragedia o far appassire due vite per sempre.
Molte volte un grave dissapore tra fidanzati, o peggio ancora tra, coniugi, non si risolve perchè nessuno osa pronunciare per primo il fatidico:
"Perdonami!"
Quest'unica parola vale più di mille altre, e può avere più effetto di tutto un intero discorso.
Per pronunciarla, però, dobbiamo deporre il nostro orgoglio e mettere da parte la nostra ostinazione.
L'alternativa sarebbe di non fare niente; ma, quando non si fa niente, non si risolve neanche niente.
Seguiamo il consiglio della parola di Dio, facciamo il possibile per superare ogni ostacolo.
Se ci costa fatica riedificare i ponti rotti, chiediamo forza a Dio, Lui certamente ce la darà.

sabato 12 gennaio 2008

Amore è...


"L'amore non verrà mai meno". (1Corinzi 13:8)



Amore è perdonare

Amore è aiutare

Amore è desiderare

Amore è soffrire per la persona amata

Amore è piangere

Amore è superare le barriere

Amore è perseverare

Amore è dare

Amore è saper vivere

Amore è darsi corpo ed anima

Amore è guardare il contenuto, non l'involucro

Amore è consegnare il proprio cuore senza condizioni

Amore è... tutto!

Se hai paura di amare, per paura di sbagliare, devi tener sempre presente che:
Chi non sbaglia, non è perchè è perfetto, ma semplicemente perchè non ha rischiato.
Se non conosci l'amore, la cosa più preziosa che esista nella vita, e se davvero lo stai cercando, potrai trovarlo soltanto in Dio, perchè:
Lui è l'Amore.
Se invece già lo hai conosciuto, ma da molto tempo lo hai abbandonato per dedicarti a te stesso, o per alimentare il tuo ego, spero che oggi, ti renda conto di quanto sia importante amare.
E ricorda sempre che:
"L'amore non muore mai, ma è circondato da molti assassini che cercano di ucciderlo", quindi sta a te difenderlo e proteggerlo.

mercoledì 9 gennaio 2008

Hai un problema? Canta!


"Alzo gli occhi verso i monti... Da dove mi verrà L'aiuto?" (Salmi 121:1)



Una notte, una tigre affamata attacò una donna in un bosco vicino a casa sua.
Il poderoso felino si gettò sulla donna e si stava apprestando a mangiarla.
La donna poteva sentire il suo respiro caldo vicino al viso.
In quello stesso istante, per un motivo misterioso, la donna cominciò a cantare dolcemente inni di adorazione a Dio.
L'animale, stranamente, si distese accanto alla donna e lasciò una zampa sul suo corpo, proprio come se volesse abbracciarla; la tigre era come ipnotizzata da quei canti, tanto da sembrare una tigre ammaestrata.
La donna non smise di lodare neanche un attimo, pensando che se avesse smesso, l'animale, l'avrebbe ammazzata.
I suoi inni, durarono per circa sei ore, fino a che non arrivò suo marito che si rese conto della situazione, prese il fucile e fece fuoco in aria per spaventare l'enorme "gatto".
Così fu, la bestia andò via di corsa, e la donna potè tirare un grosso sospiro per il pericolo sventato.
Ella mai dimenticò quello che era accaduto e tuttora crede che che la sua vita fu salvata dagli inni che cantò al Signore.
Magari, non tutti ci troviamo in pericolo di "tigri", ma il concetto comunque è uguale:
il Signore nella sua immensa bontà, protegge i Suoi figli quando essi Lo invocano.
Allora, quale sarà da oggi in poi il nostro atteggiamento davanti ad una situazione difficile?
Ci dispereremo, diremo che è tutta colpa della sfortuna e attribuiremo la colpa a Dio, o diremo semplicemente:
Dio aiutami!
Gesù è il motivo del nostro canto ed il soccorso sicuro durante le ore di sgomento.
La giornata comincia male?
Non imprecare, canta.
Stiamo finendo le forze e non riusciamo più a sopportare una situazione difficile?
Non ti abbattere, canta!

lunedì 7 gennaio 2008

Le mani ferme dell'altro


"Il Signore è la mia roccia, la mia fortezza, il mio liberatore; il mio Dio, la mia rupe, in cui mi rifugio, il mio scudo, il mio alto rifugio". (Salmi 18:2)






Miguel Vàsquez, messicano diciassettenne, era trapezista nel circo dei fratelli Ringling.
Quella sera a Tucson, in Arizona, stava per realizzare una prova eccezionale:
il quadruplo salto mortale da dieci metri d'altezza.
Il ragazzo saltò, girò per quattro volte, e andò ad aggrapparsi alle mani ferme si suo fratello Juan fra gli applausi scroscianti del pubblico che riempiva il circo.
"Ciò che più importa nel salto mortale" disse Miguel "sono le mani ferme della persona che afferra il trapezista".
Il salto mortale semplice, doppio, triplo e nel caso di Miguel Vàsquez, quadruplo, è il piatto forte del programma del circo.
Molti trapezisti sono morti tentando il salto triplo o quadruplo, perchè è fondamentale che nel lanciarsi nel vuoto trovino mani ferme a cui aggrapparsi.
La vita di tutti i giorni a volte ci obbliga a fare una specie di salto mortale, spesso ci obbliga a saltare nel vuoto, per un atto di fede o forse di disperazione.
La vita non sempre si presenta serena, ci sono volte in cui si deve fare proprio un salto disperato!
Quello che più importa in quei momenti duri della vita è avere dall'altro lato delle mani ferme, forti e amiche.
Il giorno verrà, perchè è il destino inevitabile di ogni essere umano, in cui dobbiamo fare l'ultimo salto, il salto della morte, quando salteremo da questo mondo all'eternità.
In quel giorno avremo più che mai bisogno di quelle mani ferme, forti, amiche:
le mani di Cristo!
Quelle mani sono ferme perchè non tremarono mai, sono forti perchè sono quelle di un falegname, e sono amiche perchè sono state forate dai chiodi per noi...
Abbiamo bisogno che le mani di Cristo afferrino le nostre in ogni circostanza della vita.

domenica 6 gennaio 2008

L'amore di Gesù per Dio


"Postosi in ginocchio, pregava, dicendo : Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia volontà, ma la tua". (Luca 22: 41,42)



A volte pensiamo più volentieri all'amore di Gesù per noi piuttosto che all'amore di Gesù per il suo Dio.
Gesù è stato il solo uomo ad adempiere il primo comandamento della legge.
Ha amato il Signore, suo Dio, con tutto il suo cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente sua(Luca 10:27), e lo ha dimostrato!
L'amore per Dio è stato il grande movente di tutta la sua condotta e ha ispirato ognuna delle sue parole.
Questo amore non si è espresso in circostanze agevoli o piacevoli, ma in una sofferenza morale continua, in mezzo a un mondo che gli si opponeva.
Di fronte alla diversità e alle persecuzioni, ripieno d'amore per colui che lo aveva mandato e che veniva a rivelare ha fatto brillare la grazia e la verità.
Oltre a questo, però, quando l'odio degli uomini li ha condotti a mettere le mani sul santo Figlio di Dio e a crocifiggerlo, Gesù mostra la perfezione del suo amore accettando i colpi senza replicare.
Poi, in una suprema sottomissione alla volontà di Dio, Gesù Cristo si offre in sacrificio per il peccato e prende su di se il giudizio che noi meritavamo.
La risposta di Dio è assicurata:
Io lo innalzerò sopra ogni nome.
Infatti, Gesù risuscitò, trionfando sul potere della morte, del peccato e di satana!
E Dio lo ha sovranamente innalzato e lo ha posto sul suo stesso trono, dove intercede per noi e per la nostra vittoria sul peccato.

Il ricco e suo figlio


"Così parla il Signore: "Il ricco non si glori della sua ricchezza ma chi si gloria si glori di questo: che ha intelligenza e conosce me, che sono il Signore".



Una volta, il padre di una famiglia ricca portò suo figlio in viaggio per la campagna col fermo proposito di far vedere al figlio come erano povere le persone che vivevano in campagna.
Stettero un giorno e una notte in una fattoria di una famiglia di contadini molto umili.
Alla fine del viaggio, e di ritorno a casa, il padre domandò al figlio:
"Come ti è sembrato il viaggio?"
"Molto bello papà!"
"Hai visto come si può essere poveri?"
"Si, papà!"
"E cosa ti ha insegnato questa esperienza?"
"Ho visto che noi abbiamo un cane in casa, mentre i contadini ne hanno quattro; noi abbiamo una piscina che arriva fino alla metà del giardino, e loro hanno un ruscello che non ha fine; noi abbiamo alcune lampade lussuose nel cortile, mentre loro hanno le stelle per illuminare le loro serate; il nostro giardino arriva fino alla fine della casa, loro invece hanno un giardino che si perde all'orizzonte".
Il padre rimase in silenzio non aspettandosi risposte simili...
Al che suo figlio aggiunse:
"A proposito, grazie, papà, per avermi mostrato che ci sono persone più ricche di noi!"
Non è ricco chi ha molto, ma lo è chi non ha bisogno di nulla!
Caro amico, se hai conosciuto Gesù Cristo il Signore, solo allora sarai contento in ogni circostanza, perchè Lui sarà la tua ricchezza!

sabato 5 gennaio 2008

Stai usando tutte le tue forze?


"Mettetemi alla prova, dice il Signore". (Malachia 3:10)

"Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai". (Salmi 50:15)



Giovannino stava tentando di sollevare un grosso masso, e il padre lo guardava mentre il piccolo cercava di compiere la sua impresa.
Dopo un pò il padre lo sentì anche grugnire mentre si sforzava di far rotolare la pietra.
A un certo punto il padre gli chiese:
"Giovannino, stai usando tutte le tue forze?"
Il bambino rispose:
"Certo, papà, sto usando tutte le forze che ho".
Allora il padre gli fece notare che invece non lo stava facendo, e gli disse:
"Figlio mio, io sono la tua forza nel momento del bisogno, sono tuo padre, devi chiedermi aiuto quando ne hai bisogno!"
Spesso, anche noi, quando abbiamo un problema, tentiamo di risolverlo da soli pensando che stiamo utilizzando tutta la nostra forza.
Invece, la nostra forza è il nostro Padre celeste pronto a intervenire in nostro soccorso, Lui è solo in attesa che gli chiediamo aiuto.
Ricordiamoci che Dio, nel suo grande amore, ha dato il suo unigenito Figlio a morire per noi, affinchè chiunque crede in lui non muoia, ma abbia vita eterna.
Tanto più Dio ci aiuterà se ci troviamo in difficoltà.
Chiediamogli aiuto e soccorso, e Lui ci libererà da ogni oppressione.
Gridiamo al Signore, e di certo ci risponderà; bussiamo alla porta del cielo, e Lui ci aprirà; cerchiamolo e sicuramente si farà trovare!

L'esempio del cane


"Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano,... poichè egli fa sorgere il sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti". (Matteo 5:44, 45)



Gesù esortava i discepoli a non vendicarsi e a non fare del male a coloro che gli avevano fatto un torto, ma a perdonarli.
A quei tempi si usava dare con la mano sinistra un leggero colpo sulla guancia dell'avversario per dimostrargli il proprio disprezzo.
Per la persona colpita ciò era più offensivo che doloroso.
Gesù certamente sorprese i suoi ascoltatori quando disse:
"Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra".
Naturalmente non intendeva dire che dobbiamo restare sempre passivi, giacchè ci sono delle situazioni che richiedono che ci difendiamo.
Il Signore, però, con quella frase voleva dire che dobbiamo mostrare amabilmente la nostra disposizione a ricambiare il male col bene.
Un uomo, un giorno, tirò una pietra a un cane per farlo allontanare, ma con dispiacere si accorse che l'effetto era stato peggiore delle intenzioni:
il colpo aveva ferito il povero animale a una zampa.
Il cane, anzichè scappare, andò zoppicando verso di lui e leccò la mano che aveva scagliato il sasso.
Vedendo la commovente risposta del cane a quel gesto, comprese le parole di Gesù.
Disse:
"Quel cane mi predicò un sermone come nessun predicatore aveva mai fatto prima", e aggiunse che in nessun essere umano aveva mai trovato tanta prontezza nel perdonare il proprio nemico.
Il mondo odierno ha bisogno di vedere in ogni uomo l'immagine del Salvatore.
Dobbiamo mostrare sempre la buona disposizione nel nostro cuore a perdonare anche chi è irragionevole e ci istiga.

giovedì 3 gennaio 2008

Voleranno come aquile


"Quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile". (Isaia 40:31)



Gli indigeni dell'America del Nord raccontano che:
'Un guerriero trovò un uovo d'aquila e lo mise nel nido di una gallina.
L'aquilotto uscì dal guscio con una nidiata di pulcini e crebbe con loro.
Per tutta la vita l'aquila, convinta di essere un gallo, seguì le abitutdini dei galli.
Frugava nella terra alla ricerca di semi e di insetti da mangiare, e non arrivò a volare oltre il metro d'altezza.
Passarono gli anni e l'aquila invecchiò.
Un giorno vide uno splendido uccello che si librava nel cielo, che attraversava il firmamento quasi senza dover usare la forza delle sue belle ali dorate, ed esclamò:
"Che uccello elegante!
Che sarà mai?"
L'amico gli rispose:
"E' un'aquila, l'uccello più importante di tutti; ma non ci pensare, perchè tu non potrai mai arrivare a quelle altezze!"
Cosicchè l'aquila morì convinta di essere un semplice gallo'
A differenza di questa triste storia, nel Vangelo troviamo che quando Gesù chiamò Simone, gli disse:
"Simone tu sarai chiamato Cefa"- Simone significava 'canna', mentre Cefa significava 'roccia'.
In tal modo Gesù voleva fargli capire che non vedeva in lui ciò che era in realtà, ma piuttosto ciò che poteva essere se confidava in Lui.
Dio vede anche noi come persone con un'enorme potenziale perchè create a sua immagine e somiglianza, e spera che abbiamo fede in Lui, perchè così diventeranno realtà anche per noi le parole del profeta Isaia:
"Quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile!"

mercoledì 2 gennaio 2008

Ospiti speciali


"Cristo Gesù... non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente...
ma spogliò sè stesso, divenendo simile agli uomini... umiliò sè stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce". (Filippesi 2:5-8)



'Una donna vide che nel suo giardino erano seduti due vecchietti e una signora anziana, inteneritasi per la loro dolcezza, li invitò ad entrare in casa a prendere un caffè.
Uno dei vecchietti allora disse che se suo marito non era in casa, non sarebbero entrati.
Quella sera la donna raccontò al marito ciò che era successo, e il marito le disse di provare a invitarli di nuovo il giorno dopo.
La donna così fece, il giorno dopo li invitò a entrare.
Sempre lo stesso vecchietto rispose che in casa entrava solo uno dei tre che veniva invitato personalmente.
La donna s'incuriosì e volle saperne di più.
Allora il vecchietto le spiegò che lui era l'Amore, l'altro vecchietto era il Successo, e che la signora anziana era la Ricchezza.
La donna comunicò al marito quello che i tre le avevano detto e, dopo vari ripensamenti, alla fine decisero di far entrare l'Amore in casa loro.
Amore si alzò e si accinse a entrare in casa, allora Successo e Ricchezza lo seguirono.
La donna sorpresa chiese ai due accompagnatori come mai ora stessero entrando tutti e tre.
Amore rispose che ovunque entrava lui, Ricchezza e Successo sarebbero stati sempre presenti'.
Come credenti ci interessa che nella nostra casa entri l'amore di Dio che inevitabilmente sarà seguito da guadagno e abbondanza spirituale.
Vogliamo imitare Gesù, il Figlio di Dio che, pur godendo di somma gloria e ricchezza, ci amò tanto che per amor nostro lasciò la gloria e si fece povero, affinchè mediante la sua povertà e il suo sacrificio godessimo della ricchezza spirituale e della gloria divina.