lunedì 1 ottobre 2007

Autogiustificazione


"Chi copre le sue trasgressioni non prospera, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia". (Proverbi 28:13)



Per sua natura l'uomo è portato ad incolpare gli altri dei propri errori.
Come quel ragazzino che, pestò la coda al gatto, e la madre, che dalla stanza vicina sentì il forte miagolio dell'animale, gridò:
"Smettila di tirare la coda al gatto!".
Il bimbo per difendersi, rispose:
"Mamma, non sto tirando la coda al gatto, è lui che si è messo sotto il mio piede!".
Forse possiamo sorridere al maldestro e umoristico tentativo di attribuire la colpa all'innocente gatto; però, come spesso accade mentre scorgiamo chiaramente la "pagliuzza" nell'occhio del ragazzo, siamo ciechi per la "trave" nel nostro occhio.
Gli uomini cercano più di giustificarsi che di riconoscere il vero stato delle cose.
Visto dalla prospettiva di Dio il nostro punto di vista è il più delle volte mortificante, giacchè egli dichiara che ogni nostra "giustizia è diventata come un abito invecchiato".
Nonostante Dio abbia tracciato molto chiaramente la via della salvezza, l'uomo persiste nel volersi tirare fuori "con i legacci delle proprie scarpe", cioè con i propri mezzi.
Perchè questo?
Vedi, quando Dio creò l'uomo, lo fece perfetto e lo pose in una felice condizione, per lui era una gioia passeggiare nel fresco della sera con il Signore.
Ma dopo il peccato, la natura umana fu avvelenata.
Sedotto dal peccato, l'uomo non è in grado di riconoscere la sua attuale condizione e inutilmente s'immagina di piacere a Dio con le buone opere.
Prima che tu possa piacere a Dio, devi essere "giustificato per la Sua grazia".
Smettila col tuo folle tentativo e comincia ad avere fiducia in Colui che ha detto:
"Venite a me, e io vi darò riposo"!

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